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Firma Digitale, Copyzero e Licenze Copyzero X

A cura dello Staff di copyzero.org


Il numero di utilizzatori di licenze libere(licenze per il software e per la documentazione per il software) e di licenze open content (licenze per opere dell'ingegno diverse dal software e dalla documentazione per il software), sta diventando sempre maggiore. Tuttavia, è assai diffuso l'erroneo convincimento
che utilizzare una delle licenze suddette significhi tutelare la propria opera.
In realtà, utilizzare una licenze libera significa rinunciare all'esercizio esclusivo di tutti i diritti di utilizzazione economica (diritto di effettuare la riproduzione, permanente o temporanea, totale o parziale, del programma per elaboratore con qualsiasi mezzo o in qualsiasi forma; diritto di effettuare la
traduzione, l'adattamento, la trasformazione e ogni altra modificazione del programma per elaboratore, nonchè la riproduzione dell'opera che ne risulti; diritto di effettuare qualsiasi forma di distribuzione al pubblico, compresa la locazione, del programma per elaboratore o di copie dello stesso); ed utilizzare una licenza open content significa rinunciare all'esercizio esclusivo di tutti o di alcuni diritti di utilizzazione economica (diritto di pubblicare l'opera; diritto di utilizzare economicamente l'opera; diritto di riprodurre l'opera; diritto di trascrivere l'opera; diritto di eseguire, rappresentare o recitare in pubblico l'opera; diritto di comunicare al pubblico l'opera; diritto di distribuire l'opera; diritto di tradurre l'opera; diritto di elaborare l'opera; diritto di pubblicare le opere in raccolta; diritto di modificare l'opera; diritto di noleggiare l'opera; diritto di dare in prestito l'opera; diritto di autorizzare il noleggio dell'opera da parte di terzi; diritto di autorizzare il prestito dell'opera da parte di terzi). I diritti morali d'autore, invece, (diritto di rivendicare la paternità dell'opera e, nel caso di opera anonima, di rivelarla; diritto di opporsi a deformazioni o modificazioni dell'opera e a ogni altro atto a danno dell'opera stessa, che possano essere di pregiudizio all'onore o alla reputazione dell'autore; secondo alcuni autori, il diritto di inedito e di determinare il momento e i limiti di pubblicazione; diritto di ritiro dell'opera dal commercio per gravi ragioni morali) sono inalienabili, imprescrittibili e irrinunciabili (alla morte dell'autore il diritto alla paternità e il diritto all'integrità possono essere fatti valere, senza limite di tempo, dal coniuge e dai figli e, in loro mancanza, dai genitori e dagli altri ascendenti e dai discendenti diretti; mancando gli ascendenti e i discendenti, dai fratelli e dalle sorelle e dai loro discendenti; ognuno di essi può agire senza il consenso degli altri).

Senza prova legale di paternità dell'opera, qualunque licenza libera od open content può essere impunemente violata (ad esempio, un'opera derivata, che in base alla licenza open dovrebbe essere oggetto di licenza open, potrebbe essere oggetto di full-copyright): soltanto attraverso l'ottenimento di una prova legale di paternità dell'opera è possibile tutelare i diritti d'autore presenti sull'opera.
Ma quanti autori possono permettersi di corrispondere certe somme di denaro per l'ottenimento della prova suddetta? Quanti autori possono permettersi di versare queste somme frequentemente?
La necessità di strumenti economici per tutela del diritto d'autore è nota; in molti sono ricorsi al "sistema dell'autospedizione": attraverso il servizio postale, hanno inviato a se stessi, con pacco raccomandata, la propria opera, affinchè il timbro postale potesse costituire una prova di esistenza dell'opera ad una data certa.
Ma come chiarito anche nello Studio 3154/2000, approvato dalla Commissione Studi del Consiglio Nazionale del Notariato, la giurisprudenza che si è copiosamente occupata del timbro postale, ha
elaborato il principio che detta impronta può attribuire garanzia di anteriorità della datazione del documento, solo ove lo scritto faccia un corpo unico con il foglio sul quale il timbro è stato apposto (una soluzione è quella di far coincidere contenuto e contenente, piegando il foglio in quattro parti e sigillandone i margini: il timbro verrà apposto direttamente sul foglio). Pertanto, il "sistema dell'autospedizione" sembra essere di qualche utilità soltanto per alcune tipologie di opere (ad esempio, una poesia o un breve racconto).

Il Movimento Costozero promuove Copyzero: la tutela del diritto d'autore attraverso l'apposizione di firma digitale e marca temporale.
Copyzero utilizza la firma digitale e la marca temporale per ottenere la prova della creazione di una determinata opera da parte di un determinato autore e la prova dell'esistenza di un'opera ad una data certa: è sufficiente convertire la propria opera (letteraria, musicale, figurativa... ) in formato digitale ed apporvi la firma digitale e la marca temporale (la possibilità di apporre una marca temporale nuova ad ogni nuova versione dell'opera rappresenta la soluzione ideale per il work in progress e per le opere che si sviluppano collettivamente).

Nell'ambito del software, Copyzero favorisce indubbiamente il copyleft. Il copyleft ("permesso d'autore") è giuridicamente basato sul copyright, ma mentre il copyright, relativo ad un software non libero, è, nella gran parte dei casi, un diritto legato ad un software chiuso (indisponibilità del codice sorgente) e compresso, diritto che soltanto il reverse engineering può realmente ledere, il copyleft, relativo ad un software libero, è, invece, un "permesso" sempre legato ad un software aperto (disponibilità del codice
sorgente), e per questo si trova in una posizione ben più scomoda. Ma quanti programmatori, per quanto vicini all'etica software libertaria, possono o vogliono pagare cifre non irrisorie per tutelare il "permesso d'autore" anche quando non trarranno da esso alcun guadagno patrimoniale? Copyzero è un modo
per fortificare soprattutto il copyleft (e, più in generale, le licenze libere), contribuendo significativamente alla sua rispettabilità in tutti quei non rari casi in cui il "permesso d'autore" versi in condizioni di debolezza.

Inoltre, grazie a Copyzero ogni nuovo autore ha la possibilità di aggiungere la propria firma a quella degli autori che l'hanno preceduto e di apporre una nuova marca temporale alla nuova versione dell'opera. In caso di lite processuale sul copyright, saranno facilmente individuabili sia gli autori sia le date di creazione delle singole versioni; ogni autore potrà stare in giudizio anche singolarmente: per tutelare i diritti relativi alla parte d'opera da egli sviluppata, oppure per difendersi dall'accusa di lesione di un diritto altrui. In quest'ultima ipotesi, qualora venga accertata la lesione, le versioni precedenti o quelle posteriori, non contenenti la parte di codice costituente violazione del copyright, resteranno nella legalità, ognuna con la propria data certa.

Per un autore utilizzare Copyzero non significa soltanto spendere 36 centesimi di euro (costo di una marca temporale) anzichè 110 euro (costo di un deposito presso la Siae effettuato da un non iscritto alla Società (1), ma poter diffondere in rete, con grande tranquillità, le proprie opere: un file firmato e marcato non è alterabile, contiene metadati esatti e non modificabili, può circolare ovunque (anche sulle reti peer-to-peer) mantenendo la sua integrità (è dunque possibile diffondere anche sulle reti peer-to-peer lo scambio legale di materiali). Sulla rete può capitare di trovare materiali full-copyright o di pubblico dominio erroneamente rilasciati con licenze open: i metadati, se non controllati e/o verificabili, possono generare brutti equivoci.

La firma digitale è poi molto utile anche in caso di utilizzo di licenze libere od open content (che sono la "barca giuridica" con cui naviga tutto il mondo Open: dal Free Software / Open Source all'Open Content all'Open Access): infatti, le clausole vessatorie (come, ad esempio, le clausole di esclusione di responsabilità) devono essere sottoposte a doppia sottoscrizione, altrimenti sono nulle (art. 1341 c.c.); e la loro nullità comporta la nullità dell'intera licenza, se risulta che licenziante e licenziatario non avrebbero
adottato la licenza senza quella parte del suo contenuto che è colpita dalla nullità (art. 1419 c.c.).

Occorre, dunque, promuovere l'utilizzo della firma digitale non soltanto per la tutela del diritto d'autore, ma anche per lo sviluppo di libere reti di condivisione dei contenuti; legalità significa liberta e non il suo
contrario: l'aumento dei canali attraverso i quali poter scaricare nella piena legalità qualsiasi tipo di contenuto informatico può contribuire ad evitare l'inasprimento delle pene e l'aumento del controllo da parte dell'Autorità.

Contemporaneamente, occorre mettere a disposizione di tutti strumenti flessibili per la gestione dei diritti di utilizzazione economica, strumenti in grado di soddisfare le esigenze più varie: tante più sono le valide
alternative all'All rights reserved, tante più sono le possibilità che un autore decida di utilizzare una licenza open.
Per questo, noi del Movimento Costozero abbiamo creato un "generatore di licenze": un sistema in grado di generare più di 200.000 diverse licenze (licenze Copyzero X). Non si tratta di varianti della stessa tipologia di licenza (le licenze per software libero sono tante ma sono tutte varianti della stessa
tipologia di licenza, una licenza che prevede la rinuncia all'esercizio esclusivo di tutti i diritti di utilizzazione economica: pertanto, moltiplicare il numero di licenze libere rappresenta soltanto un'inutile e controproducente proliferazione di species appartenenti allo stesso genus), ma di licenze appartenenti a tipologie diverse (ogni licenza ha ad oggetto una diversa serie di diritti patrimoniali). Utilizzando il nostro "generatore di licenze", prende le distanze dall'All rights reserved anche chi non si accontenta di soluzioni
preconfezionate e necessita di un "trattamento personalizzato", che non è possibile offrire con poche soluzioni. Inoltre, rilasciare con licenza open un'opera dell'ingegno, non sempre significa permettere al licenziatario di esercitare anche i diritti connessi eventualmente presenti sull'opera.
Un esempio: Tizio compone un brano musicale, Caio lo esegue e Sempronio lo produce. Poi Tizio rilascia con licenza Creative Commons (sono le licenze open content più diffuse sul web) il brano musicale e mette on-line un file contenente l'esecuzione di Caio, prodotta da Sempronio. Senza il permesso di Caio e Sempronio, il licenziatario non potrà nemmeno riprodurre quel file. Per questo motivo, le licenze Copyzero X hanno ad oggetto anche i diritti connessi all'esercizio del diritto d'autore: diritti del produttore di fonogrammi, diritti dei produttori di opere cinematografiche o audiovisive o sequenze di immagini in movimento, diritti relativi all'emissione radiofonica e televisiva, diritti degli artisti interpreti e degli artisti esecutori, diritti relativi ad opere pubblicate o comunicate al pubblico per la prima volta successivamente
alla estinzione dei diritti patrimoniali d'autore, diritti relativi ad edizioni critiche e scientifiche di opere di pubblico dominio, diritti relativi a bozzetti di scene teatrali, diritti relativi alle fotografie, diritti relativi alla corrispondenza epistolare, diritti relativi al ritratto, diritti relativi ai progetti di lavori dell'ingegneria, altri diritti indicati dalla legge 22 aprile 1941, n. 633. Un'altra caratteristica delle licenze Copyzero X è la possibilità di inserire una clausola relativa alla legge applicabile ed al foro competente (2). Infine, ogni licenza Copyzero X può essere liberamente modificata da parte del licenziante.

L'utilizzo della firma digitale, per la tutela del diritto d'autore, e l'utilizzo di licenze libere ed open content, per la rinuncia all'esercizio esclusivo di tutti od alcuni diritti di utilizzazione economica, contribuiranno significativamente alla formazione di una rete in cui la libera e legale condivisione del sapere rappresenterà un elemento fondante della Società della Conoscenza.


(1) Ai sensi dell'art. 3 del Regolamento Generale Siae, l'iscrizione alla Siae comporta il conferimento alla Società del mandato per l'esercizio di tutti i diritti su tutte le opere di competenza delle sezioni per le quali l'iscrizione dispiega i suoi effetti in Italia ed in quei Paesi in cui esiste una sua rappresentanza organizzata. Inoltre, l'iscritto ha l'obbligo di dichiarare tempestivamente tutte le opere destinate alla pubblica utilizzazione sulle quali abbia od acquisti diritti. Pertanto, un iscritto alla Siae può rilasciare con licenza open soltanto le opere non destinate alla pubblica utilizzazione. Se un iscritto alla Siae vuole far circolare liberamente le proprie opere, può utilizzare la Public Domain Dedication (donazione al pubblico dominio): l'ordinamento giuridico USA, infatti, consente di rinunciare anche ai diritti morali d'autore: se su un'opera dell'ingegno non vi sono diritti d'autore, ci troviamo fuori dall'area di applicazione del mandato Siae.

(2) Alcuni sostenitori del software libero credono che tali clausole siano restrittive della libertà del software e che le licenze che contengono tali clausole non siano licenze libere. In realtà, sia FSF (Free Software Foundation) che OSI (Open Source Initiative) indicano espressamente come libere anche licenze che presentano questo tipo di clausole, come, ad esempio, la Q Public License e la Open Software License (o Academic Free License, che addirittura è la licenza con cui vengono rilasciati i contenuti del sito di
OSI).

Inserito il 11/07/2005 | E-Copyright


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